Death Valley
La Valle della Morte è una metà che ci incuriosiva tanto, sia per il nome, che per le tante storie lette qua e là, prima di partire.. Beh, di sicuro ce la ricorderemo per l’abbagliate sole e per il caldo incessante che stordiscono, non che sia un caldo mai provato prima, però considerando che ieri abbiamo fatto colazione e -2 gradi ed oggi alla stessa ora ce ne erano già 15, il nostro termostato interno è andato in confusione.
A dispetto del suo nome, nella Death Valley qualche forma di vita c’è! Sulle dune abbiamo trovato delle piccole orme probabilmente di roditori e qualche scia che potrebbe essere di serpente. E poi di sera, mente cercavamo di fare una foto al cielo stellato, addentrandoci nell’oscurità, abbiamo incrociato un piccolo quadrupede grigio con una coda foltissima che sembrava una volpe, carinissimo!!
Se invece vogliamo parlare di vita vegetale, beh il discorso cambia.. Il territorio estremamente arido consente a pochissimi cespugli diabolici di rimanere verdi (non a caso li hanno battezzati Devil’s cornfield), per la stragrande maggioranza, il marrone ed il giallo la fanno da padroni. All’orizzonte, ad incorniciare il tutto, svettano delle colline minerarie che risplendono del verde, viola, rosso e giallo, come fossero macchie di colore su una tavolozza.
Tra le tante cose, ci è piaciuto molto passeggiare lungo i 3 km del golden canyon, scavato probabilmente da un antico fiume, sulle pareti si potevano vedere chiaramente le tracce dello scorrere dell’acqua che alla fine conduceva ad un lago, ora trasformato in una arida distesa di sale. Incredibile scoprire che in queste zone per alcuni anni è stata attiva una miniera di borace, e che questo minerale (mai sentito prima) veniva trasportato per circa 160 km nel deserto, fino alla prima linea ferroviaria, per poter essere commercializzato.
Stupefacente come, nonostante delle condizioni così tanto sfavorevoli, l’uomo sia stato in grado di colonizzare e creare delle attività commerciali in un posto come questo.